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Nabeul (Tunisia): alla ricerca del forum

Ny Domus cropGli studenti della Scuola di Specializzazione sono stati protagonisti della IX missione archeologica tunisino-italiana a Neapolis (Nabeul - Neapolis - Tunisia) che si è svolta tra il 2 ed il 15 luglio 2017, che è stata coordinata dai Proff. Raimondo Zucca e Pier Giorgio Spanu e dal Prof. Mounir Fantar, responsabile Archeologo dell'area della Tunisia del Nord Est.
La campagna si è svolta grazie all'accordo quadro siglato nel 2009 tra l'Institut National du Patrimoine di Tunisi e l'Università degli Studi di Sassari e ha coinvolto quattro specializzandi della sede di Oristano oltre ad alcuni studenti tunisini.
I settori di intervento hanno riguardato un'area terrestre, con la conclusione dei saggi di scavo iniziati nel 2016, e la realizzazione di piccoli saggi di verifica della cronologia degli atria con fontane della Nymfarum Domus e del cardo orientale della domus e un'area marina con l'indagine delle strutture sommerse attraverso sonar a scansione laterale (side scan sonar) e immagini fotografiche e video tramite GoPro. E, ancora, la verifica dell'esistenza di strutture portuali sommerse nell'area di Beni Khiar-Mammoura, eventualmente riferibili alla fase successiva alla sommersione nel IV secolo d.c. delle Usines de Salaisons e del porto neapolitano.

Le ricerche hanno consentito di formulare una proposta di ricostruzione urbanistica di Neapolis, scandita in insulae, con il decumanus maximus  che è costituito dalla via a Pupput Clipeam usque, di cui ora è noto un miliario di Gordiano III, relativo al I miglio, tra Pupput e Neapolis
Le strutture, sprofondate sino a 5 metri dal livello del mare attuale, appartengono prevalentemente a stabilimenti per la salagione del pesce e alla produzione del garum, già note a Neapolis, che attualmente, con le nuove scoperte marittime e terrestri, vanta la più elevata capacità produttiva dei salsamenta e del garum di un unico centro del mondo romano.
Il porto, con moli in opera quadrata riutilizzanti un promontorio anch’esso sprofondato, si localizza nel settore orientale della città, immediatamente ad est della foce del Oued Suhil, presso il capo Sidi Salem.
Infatti accanto alle tre usines des salaisons scavata al centro della colonia da J. P. Darmon nel 1966-67 e da Latifa Slim e da Michel Bonifay  tra il 1995 e il 2006, abbiamo ora almeno altri quattro stabilimenti terrestri neapolitani per il garum, tra i quali uno trasformato nelle terme nord occidentali con un mosaico del frigidarium a xenia del IV sec. d. C.
In seguito alla sommersione, per un fenomeno tettonico, di un terzo della colonia gli impianti di salagione superstiti vennero abbandonati a favore di una nuova dislocazione a 6 km ad est di Neapolis (località Mamoura) e al loro posto furono costruite domus  tra cui la Nymfarum domus, di 1500 mq, della metà del IV sec. a.C., con ricchi pavimenti in mosaico anche di carattere mitologico.
Gli scavi terrestri 2017 in un’area centrale della città hanno messo in luce una soglia monumentale, preceduta da un arco (simile ad esempio all’ arco di accesso al forum del prossimo municipium  di Teburnuc), che immette in uno spazio pavimentale con lastre di calcare rettangolari, disposte in sei filari disposti in senso nord / sud, che risultano in una seconda fase integrate da lastre irregolari. Evidentemente abbiamo un ingresso laterale di una piazza urbana corrispondente verosimilmente a due insulae affiancate, per una probabile superficie di m 75 x 71 (m2 5325).
La piazza potrebbe essere il forum della colonia Iulia Neapolis, che era lastricato da grandi lastre di calcare, con uno spessore di cm 17, come desumiamo dal grande frammento di lastra calcarea (cm 71 x 71, misure residue), con iscrizione plateale in litterae caelatae di cm 24 di altezza, a lettura orizzontale, rinvenuto il 12 luglio 2017, riutilizzato in età tardo-antica nel settore occidentale della città che con alta probabilità dobbiamo attribuire al forum  cittadino. Il testo mutilo  [---] ERN+ [---] potrebbe suggerire una possibile integrazione connessa all’utilizzo del termine sternere, “lastricare”, documentato in nove iscrizioni plateali,  ed attestato in riferimento a viae e plateae nelle forme del stravit, sternendum (curavit aut similia) e  sternere.




 


 

 

 

 

 

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