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Home > Notizie e Rassegna stampa > 2009 > Pubblicato il 9° Rapporto sullo Stato del Sistema Universitario Italiano
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Pubblicato il 9° Rapporto sullo Stato del Sistema Universitario Italiano

15 gennaio 2009

Il Comitato Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario costituito presso il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca ha pubblicato il 9° Rapporto sullo Stato del Sistema Universitario Italiano (scarica il documento).

Il documento è stato variamente commentato da "La Repubblica" del 3 gennaio e, oggi, da "La Nuova Sardegna". In entrambi i casi il rapporto viene così sintetizzato: aumentano i fuori corso; crescono gli abbandoni dopo il primo anno; resta elevato il numero di coloro che non danno esami; cresce notevolmente il numero degli insegnamenti; aumenta quello dei professori e la spesa universitaria.

Ma il documento dice molto di più. In particolare rileva "un quadro critico, che fa emergere una situazione  tornata, per certi versi, all’assetto poco incoraggiante del periodo pre - riforma, pur in presenza di alcuni elementi di novità, in parte positivi, e in controtendenza rispetto al passato".

Inoltre risulta che:

  • la domanda rallenta;
  • la mobilità regionale è scarsa;
  • la capacità di attrazione è media nel Nord e Centro Italia, è pressoché nulla nel Sud;
  • i flussi di mobilità internazionale sono forti in uscita (studenti italiani che vanno all'estero) sono scarsi in entrata;
  • aumentano tirocini e stage;
  • aumentano sensibilmente i corsi di studio (+77,3%);
  • il 10,1% dei corsi ha meno di 10 immatricolati;
  • aumenta la polverizzazione territoriale;
  • cresce in modo rilevante il numero di insegnamenti attivi;
  • ogni 10 studenti iscritti, 4 sono "fuori corso";
  • per i corsi del nuovo ordinamento,  la regolarità negli studi si è ridotta del  2,5% rispetto all’anno accademico precedente;
  • per ogni cinque iscritti, uno è “inattivo”;
  • Le facoltà con gli studenti  più  “regolari” sono quelle dove vi sono prove di selezione all’ingresso e accessi programmati;
  • flette sia la proporzione di laureati in corso (dal 34,8% nel 2005, al 30,3% nel 2006, fino al 29,9% nel 2007), sia di quelli che hanno conseguito il titolo  un anno
    oltre la durata normale del corso (10,2% in meno rispetto al 2005);
  • il tasso di successo nei corsi di laurea di primo livello mostra segnali incoraggianti;
  • i corsi di dottorato risultano troppo frammentati, ma i dottori di ricerca superano quota 10 mila, aumentano i dottorandi "nei tempi" e quelli che hanno fatto un'esperienza all'estero, cresce inoltre significativamente il numero totale dei posti disponibili, ma le università non bandiscono il 28% dei posti sostenibili, rimane marginale l'internazionalizzazione dei dottorati;
  • negli ultimi dieci anni nelle università statali sono aumentati del 22% (del 50% i professori ordinari);
  • i costi del personale di ruolo nel decennio è aumentato del di circa il 50% (+80% il costo degli ordinari);
  • aumentano il personale docente di età superiore ai 65 anni, diminuiscono gli under 35;
  • negli ultimi dieci anni è aumentata l'età media di ingresso dei ricercatori;
  • cresce la presenza femminile nel personale docente come pure tra i ricercatori dove sono la maggioranza;
  • oltre il 90% dei professori ordinari ha ottenuto l’inquadramento nello stesso ateneo di appartenenza precedente;
  • le entrate complessive del sistema universitario italiano sono in lieve aumento, a fronte di un incremento dei contributi da parte degli studenti e di finanziamenti del MIUR in costante diminuzione; cresce la capacità di attrarre investimenti esterni;
  • aumentano i costi del personale (+10%) che non trovano giustificazione né nell’incremento del numero di iscritti né tantomeno in aumenti retributivi;
  • l’autonomia ha effettivamente portato a una differenziazione delle prestazioni dei singoli Atenei e che questo risultato dipenda in modo significativo dalle “scelte” di ciascuno di essi;
  • Quasi nessuna università italiana si trova ai primi posti delle principali graduatorie internazionali, ma tra le prime 600 università al mondo, 22 sono italiane (ndr anche se le posizioni sono in peggioramento). Queste 22 università rappresentano oltre il 54% del sistema universitario nazionale in termini di studenti, in termini di docenti, oltre il 62%;
  • facendo riferimento alle prime 200 università europee, le università italiane risultano al 10° posto per l’academic peer review, citation per faculty ed employer/recruiter review, e rispettivamente al 16° e al 19° posto per l’attrazione internazionale degli studenti e per quella dei docenti.

Fonte: www.insardegna.eu - Data 6 gennaio 2009


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