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Via libera del Consiglio dei Ministri al disegno di legge per la riforma universitaria

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28 ottobre 2009

Via libera del Consiglio dei ministri al disegno di legge per la riforma universitaria presentato in forma di Ddl dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini. La riunione è stata presieduta da Altero Matteoli (in virtù dell'anzianità) per l'indisposizione del premier Silvio Berlusconi, bloccato a Milano dalla scarlattina. A palazzo Chigi è presente il ministro dell'Economia Giulio Tremonti.Al centro della modifica, il principio secondo cui l'autonomia degli atenei deve essere coniugata con una forte responsabilità finanziaria, scientifica e didattica in virtù di una nuova ripartizione dei fondi ministeriali per sovvenzionare gli atenei che mette fine ai finanziamenti a pioggia. In altre parole, se le università italiane non otterranno buoni risultati i finanziamenti verranno ridotti. Al contrario, per gli atenei che chiuderanno i bilanci in rosso si prospetta il blocco dei contributi ma anche delle assunzioni di nuovi docenti e ricercatori. D'ora in poi, quindi, qualità della ricerca e dell'insegnamento e meritocrazia saranno le parole d'ordine.Il ministro Gelmini ha tenuto a sottolineare che il ddl "è il frutto di un lavoro di forte collaborazione con i ministri Tremonti e Meloni" ed ha aggiunto che il provvedimento varato oggi dal Consiglio dei ministri "che ha ricevuto una forte attenzione da parte del premier Berlusconi, arriva dopo una lunga gestazione e periodi di concertazione con tutto il sistema universitario". Per la Gelmini, si tratta di un provvedimento corposo e organico "che punta ad affrontare in maniera seria e coraggiosa i problemi che esistono all'interno dell'università nell'ottica di ridare maggiore peso e autorevolezza ad un'istituzione fondamentale per il nostro Paese, rendendola protagonista anche come risposta alla crisi".Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha poi annunciato che questa riforma avrà priorità nell'utilizzo delle risorse derivanti dallo scudo fiscale (il cosiddetto rimpatrio dei capitali alla riforma dell'università) e che i finanziamenti arriveranno solo con la finanziaria. "Dal negativo dell'esportazione dei capitali - sottolinea il responsabile di via XX settembre - al positivo dell'investimento sul futuro".

Il ddl si compone di 27 pagine e 15 articoli. Ecco i principali punti della riforma:

Ricercatori. Come già annunciato dal ministro Gelmini durante la registrazione del Maurizio Costanzo Show di ieri, la riforma ha messo al centro la situazione dei ricercatori italiani. " Il nodo dei ricercatori è l'aspetto che più mi sta a cuore", ha sottolineato il ministro dell'Istruzione durante la conferenza stampa. Per loro viene prevista una nuova forma di reclutamento con contratti a tempo determinato di 6 anni, secondo la formula del 3+3: se al termine di questo periodo il ricercatore sarà ritenuto valido dall'ateneo sarà confermato a tempo indeterminato come associato. In caso contrario terminerà il rapporto maturando però dei titoli utili per i concorsi pubblici. Viene poi abbassata l'età in cui si può entrare di ruolo in università, da 36 a 30 anni, mentre lo stipendio passa da 1.300 a 2.100 euro. "In questo modo - ha spiegato il ministro - si mette fine a un precariato che va avanti da anni e si favorisce il ricambio generazionale".

Manager dell'università. I rettori, secondo le nuove norme, potranno rimanere in carica per un massimo di 8 anni, con effetto retroattivo anche a coloro che già ricoprono tale funzione. Viene poi introdotta la figura del direttore generale al posto del direttore amministrativo, che dovrà rispondere delle proprie scelte come un vero e proprio manager dell'ateneo. Il senato accademico sarà chiamato ad affrontare proposte di carattere scientifico ma sarà poi il consiglio di amministrazione, che dovrà essere composto al 40% da membri esterni (e anche il presidente potrà essere esterno), ad avere la responsabilità delle spese.

Rigore nei bilanci. La riforma insiste molto sulla gestione oculata delle entrate e delle uscite. E arriva a prevedere "commissariamento e tolleranza zero per gli atenei in dissesto finanziario". I bilanci, nell'idea del governo, dovranno rispondere a criteri di maggiore trasparenza, con debiti e crediti resi più chiari nei libri contabili. Le risorse saranno poi trasferite dal ministero sulla base della qualità della didattica e ci sarà l'obbligo di accreditamento, con una verifica da parte del ministero di tutti i corsi di laurea e di tutte le sedi distaccate, con l'obiettivo di evitare che si creino insegnamenti e strutture non necessarie.

Commissariamento per atenei in dissesto. Il ddl di riforma dell'università varato dal Cdm prevede l'introduzione della contabilità economico-patrimoniale uniforme, secondo criteri nazionali concordati tra ministero dell'Istruzione e Tesoro: "I bilanci dovranno rispondere a criteri di maggiore trasparenza. Debiti e crediti saranno resi più chiari nel bilancio".

Scatti allo stipendio solo ai professori migliori. La riforma dell'università rafforza le misure annunciate nel decreto 180 in tema di valutazione dell'attività di ricerca dei docenti. In caso di valutazione negativa, spiegano dal ministero, "si perde lo scatto di stipendio e non si può partecipare come commissari ai concorsi".

Codice etico. Entro sei mesi dall'approvazione della legge di riforma, inoltre, le università dovranno approvare statuti per l'organizzazione del sistema, che abbiano le caratteristiche individuate dal ministero. In particolare è prevista l'adozione di un "codice etico" che al momento non esiste, con regole per "garantire trasparenza nelle assunzioni e nell'amministrazione". Il codice dovrà "evitare incompatibilità, conflitti di interessi legati a parentele. Alle università che assumeranno o gestiranno le risorse in maniera non trasparente saranno ridotti i finanziamenti del ministero".

Reclutamento professori. Per i docenti arriva l'abilitazione nazionale di durata quadriennale assegnata sulla base delle pubblicazioni da una commissione sorteggiata tra esperti nazionali e internazionali.

Voto ai prof. Tra le altre iniziative, venendo incontro alle organizzazioni degli studenti che chiedevano un maggior coinvolgimento dei giovani sui punti della riforma, il ministro ha previsto la possibilità per gli studenti di dare il loro voto di gradimento ai docenti.

Organizzazione più snella. Facoltà e dipartimenti dovranno essere semplificati: le prime potranno essere al massimo 12 negli atenei più grandi. Per evitare sdoppiamenti gli atenei vicini possono federarsi. Senati accademici e cda dovranno essere più snelli.

Prestiti d'onore e borse di studio. L'obiettivo del governo nell'ambito del diritto allo studio è quello di spostare il sostegno direttamente agli studenti per favorire accesso agli studi universitari e mobilità. "Abbiamo lavorato assieme al ministro Meloni - ha spiegato il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini presentando la riforma dell'università a Palazzo Chigi - sul tema del diritto allo studio. Vogliamo utilizzare i risparmi che si otterranno per sostenere gli studenti più meritevoli, erogare borse di studio e promuovere i prestiti d'onore. Insomma - ha concluso - vogliamo avviare una politica vera per il diritto allo studio".
 

Fonte: loccidentale.it

Scarica il testo integrale del disegno di legge

 


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