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AperiTurismo con... Ornella, Camel Dive Club & Hotel di Sharm-El-Sheikh

aperiturismo2018_OrnellaDitel

8 maggio 2018

A "Sardegna outdoor e alternativa", il secondo talk di AperiTurismo 2018, ospitiamo il Camel Dive Club & Hotel di Sharm-El-Sheikh con Ornella Ditel, Sales & Marketing Manager.

• Ciao Ornella, da oltre 10 anni lavori nel diving a Sharm-El-Sheikh, ci puoi raccontare questo tuo percorso professionale, perché hai scelto questo segmento cosí specifico del turismo attivo e come mai a Sharm?

Ho iniziato la mia esperienza professionale a Sharm nel 2007, dopo la laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Bologna e dopo diverse esperienze lavorative nel turismo subacqueo in Sardegna, Thailandia e Australia. Sharm è stata una scelta dettata dalla volontà di proseguire la mia carriera in un luogo che non fosse troppo distante dall’Italia, in cui le condizioni lavorative fossero simili agli standard europei e in cui avessi la possibilità di lavorare in maniera permanente, con una clientela e in un ambiente internazionale. Sono una subacquea esperta, innamorata di tutto ciò che c’è sotto la superficie di qualsiasi mare, ma non ho mai pensato di diventare una guida o un’istruttrice sub. Preferisco piuttosto occuparmi di fare in modo che chi desidera trascorrere una vacanza sub trovi tutto ciò di cui ha bisogno per farlo al meglio. Queste necessità vanno ben oltre la disponibilità delle risorse naturali, che da sole purtroppo non bastano.

Attualmente sei impegnata come Sales & Marketing Manager della Camel Dive Club & Hotel, in cosa consiste il tuo lavoro?

Il mio lavoro si divide in due aree principali. Da una parte supervisiono e gestisco l’ufficio vendite del nostro hotel per subacquei e dei centri sub, sia per quanto riguarda le prenotazioni dirette individuali e di gruppi (circa l’80% nella nostra realtà), che i rapporti con tour operator e OTA, che gli accordi con i corrispondenti locali dei tour operator che fanno vendita escursioni in loco. La parte del mio lavoro più relativa al Marketing invece spazia dalla promozione sia locale che internazionale delle nostre strutture, che oltre all’hotel e ai centri sub includono ristoranti e bar presenti nella stessa sede storica fondata nel 1986. Pianifico le campagne digitali e offline sui vari mercati di riferimento (dalle newsletter mensili in Inglese, Italiano, Tedesco e Russo agli aggiornamenti dei siti web nelle varie lingue, alla pubblicità su portali online e riviste di settore), le partecipazioni alle fiere di settore che ci impegnano durante l’inverno in Inghilterra, Olanda, Germania, Turchia, Italia e Francia, e i viaggi stampa. Supervisiono le attività per il mantenimento della reputazione online, pianifico e supervisiono le attività sui social media (Facebook, Instagram e Youtube prevalentemente). Scrivo per blog e pubblicazioni online e cartacee specializzate in Italiano e in Inglese e gestisco le lamentele (pochissime per fortuna!), riguardo tutte le aree dell’azienda. Oltre a questo lavoro di routine, naturalmente sono sempre alla ricerca di nuove opportunità di business, per cui sono la responsabile. Con me lavora un Team di quattro persone, tutte di nazionalità diverse (Inghilterra, Polonia, Germania e Ucraina) e tutte donne. Abbiamo inoltre un Team di circa 30 guide e istruttori subacquei, di otto nazionalità diverse, che ci consentono di soddisfare la domanda linguistica della nostra clientela. Tutta la struttura impiega circa 150 persone.

Quali sono le caratteristiche del profilo tipico di questo viaggiatore?

Il 70% dei sub al mondo sono uomini. Questo è confermato dalla clientela dell’azienda per cui lavoro che compatibilmente con il trend globale registra un 65% di uomini. L’età media si attesta intorno ai 45 anni, ma considerato che il primo brevetto è ottenibile a 10 anni e che in assenza di patologie particolari ci si può immergere sino ad età molto avanzate, si capisce immediatamente che non è semplice delineare il profilo del sub tipo. Abbiamo ospiti ultraottantenni che ci visitano ogni anno e famiglie giovani e meno giovani in cui tutti i membri sono subacquei. Un altro segmento molto interessante è rappresentato dai viaggiatori singoli che sono in costante incremento, con pochissima differenza tra uomini e donne. A prescindere dalle caratteristiche demografiche è importante notare che i viaggiatori sub sono spesso viaggiatori di ritorno. Abbiamo ospiti che visitano le nostre strutture sino a sei volte l’anno, e non parlo di mercato locale. Grazie alla natura dell’attività subacquea, dove spesso si crea un legame di fidelizzazione con l’istruttore e il luogo in cui si frequenta il primo corso, nella mia realtà posso contare su un 65% di clientela di ritorno: sub che hanno trascorso almeno tre vacanze nelle nostre strutture negli ultimi tre anni. Se considero coloro che ci hanno scelto per almeno due volte nello stesso periodo, la percentuale sale all’85%. Abbiamo inoltre uno zoccolo duro che riguarda circa l’8% dei nostri ospiti che negli ultimi 25 anni ha soggiornato e fatto attività subacquee con noi almeno 20 volte. E’ interessante anche notare il potere di acquisto di questa tipologia di viaggiatori. La subacquea è infatti un’attività piuttosto costosa, sia per l’ottenimento dei brevetti che per l’acquisto dell’attrezzatura necessaria per praticarla. In molte parti del mondo, inoltre, i costi per le singole immersioni di piacere sono particolarmente elevati. Il subacqueo medio appartiene pertanto a fasce di reddito medio-alte, riguardo alle quali è possibile ragionare più in termini di qualità dell’offerta, che di quantità.

Quali le principali nazionalità?

Nella mia realtà i mercati più importanti sono nell’ordine l’Inghilterra, la Germania, la Svizzera, l’Austria, l’Italia, la Norvegia, la Finlandia e la Svezia, l’Olanda, gli USA, la Turchia e il Belgio. Seguono poi i Paesi arabi (Egitto, Emirati, Arabia Saudita, Kuwait, Bahrein e Libano) e i casi interessanti del Brasile e dell’Argentina. Per questi ultimi si tratta prevalentemente di estensioni mare di gruppi che prima del Mar Rosso visitano altre zone dell’Egitto classico. Stiamo inoltre assistendo a un lieve ma costante incremento del mercato cinese, giapponese e indiano.

Che tipo di proposta di viaggio diving siete in grado di offrirgli?

La nostra formula raggiunge sia i sub che soggiornano in uno qualsiasi dei circa 500 hotel presenti a Sharm El Sheikh e che decidono di utilizzare le nostre strutture solo per immergersi, che coloro i quali alloggiano nel nostro piccolo boutique hotel per subacquei. I primi sono turisti che generalmente viaggiano con accompagnatori non subacquei in strutture ricettive più “di massa”, con servizi per bambini, animazione e SPA, per esempio. I secondi sono invece subacquei incalliti o studenti che apprezzano una logistica senza eguali per chi ha come obiettivo principale della propria vacanza le immersioni e/o lo snorkeling. Un altro aspetto importante, che aumenta le potenzialità di business collaterali alla pura attività subacquea, è rappresentato da ciò che offriamo per il post immersioni. Il tempo trascorso sott’acqua, infatti, è una parte minima della giornata dei sub in vacanza, il cui ritorno economico si integra con quello proveniente dall’indotto dei bar, dei ristoranti e dell’hotel. Gli spazi delle nostre strutture invogliano alla condivisione con gli altri sub presenti, benché sconosciuti, delle emozioni vissute sottacqua. Da noi nascono amori, si rafforzano rapporti familiari e si creano amicizie che durano una vita, stimolate da una passione comune.

Il diving in Egitto è un segmento molto sviluppato, probabilmente è tra le destinazioni al mondo più organizzate per chi vuole fare una semplice vacanza in esplorazione dei fondali marini, approcciare a questa disciplina per la prima volta o per chi vuole prendersi uno specifico brevetto. Quali sono i punti di forza nell’offerta diving del Mar Rosso?

Innanzitutto la sua meravigliosa barriera corallina e le condizioni ineguagliabili che offre, tra cui la visibilità, la temperatura calda dell’acqua, la biodiversità sottomarina, e l’ampia disponibilità di siti di immersione accessibili a sub con qualsiasi livello di esperienza. Un altro punto fondamentale è il costo contenuto e l’ampia disponibilità sia dei collegamenti aerei per raggiungere queste mete, che delle strutture alberghiere. La breve distanza dall’Europa, la presenza di un patrimonio culturale immenso che consente anche ai viaggiatori di lungo raggio di abbinare le visite archeologiche nel resto del Paese al soggiorno in Mar Rosso sono altri fattori facilitanti. Non si può inoltre tralasciare il fatto che i costi operativi e logistici (carburante, prodotti alimentari, costo del lavoro ecc.) sono nettamente più bassi che in altri Paesi, sono favoriti da una condizione di mercato altamente concorrenziale e si riflettono in una convenienza e un rapporto qualità/prezzo difficilmente raggiungibili da destinazioni sub alternative.

Con quali altre destinazioni siete in competizione?

Le destinazioni principali con cui competiamo si trovano nello stesso Mar Rosso egiziano, nelle aree di Hurghada e Marsa Alam. Pensando all’Europa competiamo, soprattutto negli ultimi tre anni, con la Spagna, la Croazia, Malta, la Turchia, la Grecia e l’Italia.

Si può considerare la Sardegna tra queste?

Sì, ma in misura minore rispetto ad altre zone in Italia come la Sicilia, la Liguria e l’Isola d’Elba.

Da sarda e appassionata di questo settore, sicuramente ti sarà capitato di fare alcuni confronti con la tua isola: quali caratteristiche del territorio e possibilità di diving nei nostri fondali, secondo te, se valorizzate adeguatamente, porterebbero a sviluppare di più questo segmento in Sardegna?

Molti sub italiani che incontro per via del mio lavoro si stupiscono nell’apprendere che non abbia scelto di lavorare nel settore in Sardegna, una terra che ha certamente molte delle carte necessarie per eccellere in questo segmento turistico. Credo che in Sardegna, rispetto alle potenzialità del turismo subacqueo, ci sia in primo luogo un problema di ignoranza, nel senso letterale del termine: la subacquea a livello locale ha iniziato, infatti, a svilupparsi solo recentemente. I subacquei sardi, se comparati con gli appassionati del Nord Italia, sono pochissimi. Anche io, per esempio, mi sono avvicinata alle immersioni in età adulta e l’ho fatto in Mar Rosso, nonostante sia cresciuta a Olbia, da cui si possono raggiungere facilmente alcuni dei punti di immersione più belli della nostra isola, primi tra tutti quelli compresi nell’Area Marina Protetta di Tavolara – Punta Coda Cavallo. Molti dei proprietari di centri sub in Sardegna non sono sardi, e si occupano di subacquea per un periodo molto limitato dell’anno. In Sardegna esistono siti di immersione importanti come quelli inclusi nelle diverse Aree Marine Protette, i sistemi di grotte unici al mondo nella zona di Alghero-Capo Caccia, il relitto del K2 nel Golfo di Orosei che sono teoricamente accessibili tutto l’anno, ma vengono visitati prevalentemente solo tra Luglio e Agosto. Con una stagionalità così breve e costi operativi così alti, i gestori faticano a trasformare la subacquea in un’attività economicamente interessante. Credo invece che il turismo subacqueo potrebbe essere una delle attività trainanti per contribuire all’allungamento della stagione nella nostra isola, un tema di cui sento parlare sin da quando ero bambina. Conosco un paio di realtà di eccellenza che operano da anni in Sardegna e che hanno investito sulla media-bassa stagione, offrendo un’organizzazione che risponde alle esigenze dei sub non solo italiani, i quali grazie ai collegamenti aerei low cost e ai prezzi più convenienti per raggiungere l’isola, percepiscono la Sardegna come una destinazione subacquea. Credo che gli operatori privati non possano essere abbandonati al proprio destino e che serva abbracciare una visione di insieme per comunicare che la destinazione Sardegna è una destinazione subacquea a tutti gli effetti. La mia impressione è che manchi una consapevolezza di fondo e che gli operatori si trovino a dover creare opportunità in maniera autonoma, senza un supporto promozionale d’insieme strutturato. Destinazioni come Malta e Cipro, per esempio, che condividono caratteristiche climatiche simili alla Sardegna, sono esempi di eccellenza a cui guardare e da cui farsi ispirare nella promozione di questa nicchia di mercato.

Parliamo dell’Egitto che negli ultimi anni si è vista dimezzare gli arrivi (da 1 milione di arrivi nel 2010 a 255.000 lo scorso anno) per via dei vari problemi di natura internazionale e di sicurezza. Una fase immagino difficile, ma non più cosí improbabile purtroppo per nessuna destinazione turistica al mondo oggi giorno, ci puoi raccontare che clima si respira e quali azioni di rilancio il governo egiziano sta portando avanti? Cosa ti ha colpito di questi anni sul versante imprenditoriale?

Dal 2011 il settore turistico egiziano ha subito un calo delle presenze consistente, che - dopo un miglioramento tra il 2012 e il 2015 - ha dovuto gestire una nuova crisi, la più dura di sempre, da cui si sta riprendendo negli ultimi mesi, e che è ora nella fase risolutiva. Gli uffici dell’Ente Turismo Egiziano in tutto il mondo, ma in particolar modo in Italia, un mercato storicamente trainante per il Paese, si sono fortemente impegnati in campagne promozionali per la destinazione Egitto e Mar Rosso. La compagnia di bandiera EgyptAir ha differenziato la propria offerta affidando collegamenti aerei low cost alla compagnia Air Cairo, controllata dalla stessa EgyptAir. Ci sono inoltre interessanti progetti riguardanti il turismo medico, quello sportivo e congressuale. Dal punto di vista delle azioni imprenditoriali, il calo delle presenze ha portato certamente anche dei vantaggi. Gli operatori meno solidi sono scomparsi, mentre i più strutturati hanno mostrato una sensazionale capacità di resilienza e gestione della crisi. Questo ha certamente favorito la salvaguardia ambientale, fornendo ai subacquei condizioni qualitativamente migliori. Chi come me si occupa di questo settore in Mar Rosso ha dovuto trasformare la crisi in opportunità, differenziando in primo luogo i mercati di riferimento e investendo in azioni tese ad ottimizzare l’offerta per lo zoccolo duro della clientela già storicamente fidelizzata.

Ci sono segnali positivi di ripresa del turismo per il prossimo futuro?

Ci sono segnali estremamente positivi per il 2018, dimostrati per esempio da un graduale abbandono delle prenotazioni last minute, che suggerisce una maggiore fiducia nella destinazione e consente una programmazione mirata. I dati parlano già di un 100% di arrivi in più rispetto al 2016, l’annus horribilis per eccellenza. L’incremento nella disponibilità di voli aerei da tutta Europa è inoltre un altro elemento che supporta e testimonia questo trend positivo. Tutti gli operatori turistici comunque attendono impazientemente, ormai da tre anni, che siano ripristinati i collegamenti aerei diretti su Sharm dall’Inghilterra e dalla Russia. Questi sono infatti i due mercati storicamente più consistenti e capaci di riportare definitivamente la destinazione a una totale ripresa.

Ornella Ditel è uno degli speaker del secondo appuntamento di AperiTurismo.

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