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AperiTurismo con... Giuseppe Giaccardi, Studio Giaccardi & Associati

aperiturismo2019_GiuseppeGiaccardi

3 maggio 2019

Giuseppe Giaccardi,  founder e owner di Studio Giaccardi & Associati, è uno degli speaker di Destinazione Sardegna. Scenari, revenue e prodotti turistici, il primo appuntamento di AperiTurismo 2019.

• Buongiorno Giuseppe, tu sei impegnato nello sviluppo di alcuni piani strategici locali in Sardegna, in particolare nella Destinazione turistica nuorese-ogliastra, come procede, a che punto siete?

La Provincia di Nuoro, il cliente, e la Cabina di regia, composta anche da Regione Sardegna, Comune di Nuoro e Camera di Commercio di Nuoro, dispongono del Piano Strategico della Destinazione 2019-2021 e del modello di governance, frutto del percorso partecipato e della azioni di ricerca condotte da marzo 2018 in poi. Adesso Provincia e Cabina di regia devono decidere e avviare il piano degli investimenti e l’Unità tecnica operativa, sulla base delle risorse messe a disposizione del Piano di Rilancio del Nuorese.

Quali saranno i prossimi step?

Completare il Catalogo di offerta all seasons della destinazione in collaborazione con gli operatori del ricettivo e dei servizi e poi avviare il Piano di marketing e promo-commercializzazione, rivolto soprattutto a centro-nord Europa.

Avendo tu collaborato in decine di altri progetti di sviluppo territoriale e turistico in Italia, quali sono secondo te le peculiarità di questo territorio in termini di offerta, prodotto e potenzialità per il turismo?

Peculiarità molte, accessibili e note ancora troppo poche. Nuorese Ogliastra, alias Sardinia East Land, potrebbe essere una destinazione ideale del brand Sardegna per una domanda colta e affluente attratta da cultura storica, ben vivere, aria pulita, silenzio e visioni di paesaggi straordinari. Occorre un forte grado di responsabilità, fiducia e cooperazione pubblico-privati, DMO è questo. In termini di potenzialità e sulla base di stime molto prudenti, gli obiettivi dichiarati del Piano sono i seguenti: a livello turistico raddoppiare la spesa turistica internazionale da 91 milioni di euro (2017) a 180 milioni circa (2021) e aumentare del 50% arrivi e presenze internazionali (arrivi +115 mila, da 225 mila del 2017 a 330 mila del 2021; presenze +590 mila, da 1 milione e 186 mila del 2017 a 1 milione e 700 mila circa del 2021). A livello economico-sociale generare tra gli 800 e i 1.500 nuovi posti di lavoro qualificati (2021) nella filiera turistica allargata e filiere collegate tramite nuova offerta multi-prodotto accessibile, crescita di  arrivi, presenze e spesa internazionali e riposizionamento della destinazione, invertire  il trend di spoliazione della popolazione under 35, da -2% di media annua  (2008-2017) a zero (2021), consolidare, sostenere e ampliare il tasso numerico di crescita attuale delle imprese turistiche  (+3,3% nel 2017) e quello delle filiere collegate.

Come si inserisce il progetto East Land nel macro contesto turistico Sardegna? Quali sono secondo te i macro attrattori su cui East Land fa/farebbe leva e quali invece le specificità di questa terra che già funzionano/funzionerebbero da sole?

L’impianto del Catalogo di destinazione pubblicato nel Piano è strutturato su 4 componenti di prodotto: Cultura, Mare, Montagna, Ambiente. L’elaborato del Piano Sardinia East Land (Giaccardi) dedica volutamente una parte di analisi e combinazione al Piano strategico della Sardegna (Ejarque) perché nel mondo quella è la destinazione seller. In termini di innovazione strategica il principale attrattore ha già un naming e una grande storia molto affine geologicamente e antropologicamente alle Dolomiti e si chiama Gennargentu, che l’indagine online rivela quasi come un “brand naturale”. Serve un gran lavoro sull’accessibilità e la protezione del turista che abbiamo convenuto di affidare alle “Guide Ambientali del Gennargentu”, un po’ come i maestri di sci o le guide alpine delle Dolomiti. Quindi la domanda certamente “funziona già da sola”, e i dati storici come accennato lo dimostrano, mentre l’offerta, in particolare di narrazione e di servizi customer, è tutta da fare, soprattutto come cultura customer e business. Basta navigare e vedere come è narrata la Sardegna e come sono presentati i servizi del “prodotto interno”.  

Con chi concorrerebbe (a regime) principalmente la Sardinia East Land a livello di prodotto turistico?

Il Piano è supportato, tra l’altro, da una originale e completa Analisi Statistica e di Scenario nella quale sono stati individuati e studiati proxi e competitor. I principali competitor internazionali sono Visit Corsica, Istria, Incredible Crete e Gran Canaria; quelli nazionali sono Arcipelago Toscano e Siracusa Turismo.

Se ci spostiamo invece sulla macro destinazione Sardegna, possiamo definirla un prodotto turistico ben definito e riconosciuto?

Come prodotto “mare o balneare” senz’altro o almeno in gran parte, salvo alcune follie come i servizi di spiaggia che non ci sono grazie a leggi e leggine funamboliche. Su tutto il resto abbiamo ampi margini di miglioramento.

A tendere il prodotto turistico Sardegna avrà necessità di specializzarsi ulteriormente per riuscire ad essere riconosciuto e concorrenziale nel mercato? Limiti e opportunità.

Sì occorre specializzazione, ma anche non essere banali: tutto il mondo e tutti promuovono e vendono turismi culturale, eno-gastronomico e attivo. Il principale limite è “non crederci”. La migliore opportunità gli under 35 a cominciare da Erasmus generation.

Con la East Land ti abbiamo visto impegnato in un lavoro di concertazione bottom-up abbastanza articolato che ha portato alla stesura del Piano Strategico 2019-2021, assieme a numerosi interlocutori locali. Come siete riusciti a mettere insieme più voci e teste?

Lo Studio Giaccardi & Associati fece il Primo Piano Triennale di Destinazione nel 2011-2012, fu quello della Liguria poi approvato all’unanimità dal Consiglio regionale che lo trasforma in Legge regionale. E per la prima volta in Italia è stata applicata la metodologia “turismo bottom-up” poi asseverata da un paper scientifico di tre professori di brand strategy, due francesi e un italiano. Per noi il turismo è un economia di territorio per cui non si fa turismo dall’alto, non riesce e/o si fanno scelte scarsamente sostenibili. Ci riusciamo perchè ci mettiamo in ascolto e facciamo benchmark trasparente su small e big data frontali, statistici e online. In questo modo le teste si sentono coinvolte e producono esperienze e innovazione.

Curiosità, nel lavoro di strategia hai notato delle discrepanze importanti relativamente ai target che “vogliamo servire”, per esempio tra amministratori locali e cittadini, tra quello che vogliamo e quello che è obiettivamente possibile (guardando ai dati o alla conformazione del prodotto)?

No, purtroppo no, magari. C’è una zero-abitudine a ragionare sui dati, gli stakeholder territoriali sono troppo poco data driven, va meglio con gli operatori privati, ma sono isolati e i decisori regionali non aiutano a sviluppare una mentalità data driven.

Infine, per i nostri ragazzi, raccomanderesti di svolgere un lavoro di consulenza in Destination Management in Italia?

Sì, è interessante ma devono aver molta voglia di studiare, sperimentare e rischiare.

Che tipo di percorso consiglieresti per chi voglia intraprendere questa professione?

Serve un’esperienza complessa e in Italia non abbiamo ancora scuole/università che preparino figure di questa complessità. Possono andare bene studi umanistici, urbanistici, economici e tecnologici come basi, poi occorre sviluppare talento e quello è un fatto personale e di maieutica casuale e non.

Giuseppe Giaccardi è uno degli speaker del primo appuntamento di AperiTurismo 2019.

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