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AperiTurismo con... Fabrizio Olla, Boutique Sardinia

aperiturismo2018_FabrizioOlla

11 giugno 2018

Abbiamo incontrato Fabrizio Olla, manager e fondatore del network Boutique Sardinia che interverrà durante "Forme e tipicità dell'accoglienza in Sardegna", il terzo talk di AperiTurismo2018.

• Ciao Fabrizio, raccontaci del tuo lavoro, di cosa ti occupi prevalentemente come consulente alberghiero, qual è la tua specialità? Quando e perché ti sei avvicinato all’ospitalità boutique e di charme?

Mi occupo di aiutare le strutture a identificare le loro potenzialità commerciali. Lavoro inizialmente sulle due P principali del Marketing, “Prodotto” e “Prezzo”. Ho cominciato nel 2005 quando ancora tantissime strutture non avevano un channel manager e cominciavano ad approcciarsi alle nuove strategie di pricing. Dopo varie esperienze come consulente per hotel Business (THotel, Hotelphilosophy, Jazz Hotel, etc…) mi son reso conto che mi attirava sempre più il concetto di unicità e di hotel destinazione. Una struttura che il visitatore sceglie perché si distingue con caratteristiche uniche rispetto al resto dell’offerta. Ciascun titolare di una attività turistica  pensa che la propria struttura sia unica, e come noi in Sardegna crediamo di essere l’unica isola ad avere un bel mare ed una cucina tipica ma spesso non è identificata la vera caratteristica distintiva del prodotto offerto.

Tu ti sei occupato di strutture ricettive molto particolari in Sardegna, location uniche ed esclusive come l’Agnata di De André, con un forte recupero stilistico dell’artigianato locale e delle tradizioni. Secondo te quanto è espresso attualmente il fattore tipicità nell’ospitalità locale di lusso in Sardegna?  Quale la chiave del successo di una struttura che vuole valorizzare la cultura locale e mantenere elevato un certo standard di qualità?

Ho avuto la possibilità nel 2013 di prendere l’Agnata di De André in gestione, struttura affascinante con un trascorso da agriturismo. Tutti i colleghi mi dicevano che, visto il nome “De André”, avrei avuto un compito facile, invece posso assicurare che il lavoro è stato proprio il contrario, cioè far conoscere l’Agnata a livello internazionale per altre caratteristiche, il 95% dei nostri ospiti non ha idea chi fosse De André, ci siamo quindi in un certo senso discostati dal concetto di agriturismo, lavorando principalmente sul riempimento delle camera e sul prezzo. Nei vari anni siamo andati alla ricerca di prodotti particolari da poter proporre, proprio per poter raccontare la Sardegna. Abbiamo selezionato un piccolo produttore di riso biologico di Oristano, l’aceto balsamico di Cannonau, la salsiccia di pecora, la carne di bue rosso. Nonostante le poche camera (10) ed i pochi coperti in ristorante avevamo in carta oltre 80 etichette sarde. Il successo per quanto ci riguarda è arrivato un po’ prima del previsto, al 5° anno abbiamo moltiplicato per 6 il fatturato rispetto alla gestione precedente alla nostra. Il segreto è stato principalmente avere rispetto di un ospite che spende oltre 200€ al giorno per stare in un posto in campagna, rinunciando a svolgere  eventi e matrimoni  se non con l’affitto dell’intera struttura in esclusiva, proprio per non disturbare i nostri ospiti che pagavano “il silenzio”.

Possiamo definire il mercato davvero pronto per un viaggio in Sardegna fuori dall’ordinario, indipendentemente dalla stagione balneare e dalla vicinanza con il mare? Ovvero, cosa rende una struttura così esclusiva da essere desiderabile al di fuori di tutto il resto?

Assolutamente sì, ci sono tour operator, non sardi, che offrono proprio questo, soggiorni ed esperienze in strutture particolari. In Sardegna stanno cominciando ad arrivare  i primi turisti australiani ai quali non interessa assolutamente il mare. Il problema è il sistema di promozione della Sardegna.
La verità, che forse non si può dire, è che la Sardegna è sconosciuta! Bisognerebbe trasformare questo limite in una opportunità! Una struttura può essere esclusiva senza per forza essere lussuosa, a volte basta solo anche scegliere come foto principale del proprio hotel un’immagine giusta per cambiare totalmente clientele.

Con il progetto http://www.boutiquesardinia.com/it/ avete cercato di mettere insieme un concept, piccole strutture di charme in Sardegna che potessero intercettare i gusti di un certo filone di ospiti. Ci vuoi raccontare come è nata e si è sviluppata l’idea? Quali sono stati i principali limiti?

L’idea è venuta spontaneamente chiacchierando con gli ospiti, scoprendo che le future o le precedenti tappe erano sempre le stesse: hotel Lucrezia, Domu Antiga, Antica Locanda Lunetta, etc. Alla fine, con loro grande stupore, mi divertivo a indovinare la prossima tappa. La prima difficoltà è consistita nell’incontrarsi e nel discutere assieme le diverse possibilità di realizzazione del progetto, tenendo a mente i limiti di budget, in quanto il progetto è autofinanziato. Il secondo limite è rappresentato dal ridotto numero di strutture aderenti e dal fatto che dispongano di poche camere: seppur abbia riscosso grande interesse da parte degli operatori stranieri, è stato impossibile commercializzare i pacchetti dando degli allotment. Il futuro del progetto risiede nell’aumentare il numero di strutture aderenti coinvolgendo altre realtà come ristoratori e artigiani, e nel recuperare risorse finanziarie che consentano di sviluppare il circuito.

Descrivici il profilo tipico del viaggiatore che cerca e viaggia per alloggi così esclusivi. È italiano, straniero, è già stato in Sardegna, cosa cerca, si tratta più di coppie, oppure di famiglie…?

Sicuramente sono giovani coppie di stranieri che, anche se viaggiano con bambini, hanno un approccio diverso alla vacanza rispetto alle coppie italiane. Sicuramente sul tavolo del ristorante avranno il babyphone e non l’ipad. I nuovi ricchi stranieri sono giovani che hanno circa 40 anni, con un livello di istruzione molto alta, non sono più interessati a giocare a golf (ecco perché il golf è in crisi in tutto il mondo) e neanche a trascorrere le vacanze in un villaggio 5 stelle, vogliono fare trekking, climbing, kite, e la sera mangiare e bere cose particolari che non possono assaggiare a casa loro.

Lato hotelier, che tipo di competenze sono richieste per costruire un prodotto di questo tipo? Cosa diventa più importante rispetto alle risorse di un hotel più standard e cosa meno?

Non rimanere fermi sulle proprie convinzioni; essere ambiziosi aiuta e premia. Si può creare il miglior hotel d’Italia anche con 10 camere, l’importante è essere coerenti con quanto si promette. Le vacanze sono sacre … ”anche quelle degli altri”. Ascoltare i propri colleghi è gratis.

Fabrizio Olla è uno degli speaker del terzo appuntamento di AperiTurismo.

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