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Nuovi pericoli per l'Università

30 ottobre 2009

Nuovi pericoli per l'Università

Il presidente della Provincia annuncia: «metteremo a disposizione 200 mila euro vedremo chi ci sta».

E ora che la riforma dell'università voluta dal ministro Gelmini prende corpo, che prospettive si aprono per i corsi di laurea oristanesi? Probabilmente sono più le prospettive che si chiudono rispetto a quelle che si aprono.
La riforma approvata dal Governo Berlusconi punta a diminuire drasticamente il numero delle cosiddette sedi decentrate, ovvero i mini atenei attivati in Comuni diversi da quello che ospita la sede centrale.
Nel testo licenziato dal Governo l'articolo 3 si occupa proprio della Federazione e fusione di atenei e razionalizzazione dell'offerta formativa. In questo passo della legge si stabilisce che «ai fini di migliorare la qualità, l'efficienza e l'efficacia dell'attività didattica di ricerca e gestionale, di razionalizzare la distribuzione delle sedi universitarie e di ottimizzare l'utilizzazione delle strutture e delle risorse, due o più università possono federarsi, anche limitatamente a alcuni settori di attività o strutture ovvero fondersi». Si usa il termine «possono», che è cosa ben diversa da «devono».
Sono previsti incentivi a fusioni e federazioni. E Oristano non naviga nell'oro. Anzi, ha un disperato bisogno di soldi per sopravvivere. Il presidente della Provincia, Pasquale Onida, aveva lanciato l'idea di una sorta di mega colletta tra i soci del Consorzio Uno. proposta caduta nel vuoto: «Ma la Provincia farà ugualmente questo passo - annuncia Onida -. Credo che riusciremo a mettere insieme tra i 150 e i 200 mila euro.. Certo, qualcuno dovrà rinunciare a qualcosa perchè faremo delle economie. E lo annunceremo, cosi chi non avrà dei soldi che attendeva saprà dove sono finiti».
Onida non si pronuncia sulle possibili conseguenze della riforma Gelmini sull'università oristanese: «È solo una questione di scelta politica, il resto sono fandonie - dice -. il punto è: si ritiene che l'università a Oristano aiuti lo sviluppo, non sia un optional? Allora va salvata, almeno nella parte dei corsi legati al territorio. Io mi batterò perchè questo avvenga e la Provincia farà dei passi concreti. Poi si vedrà chi realmente vuole salvare l'università oristanese e chi no».
Si dice che almeno il 30 per cento delle sedi decentrate potrebbe chiudere e lo stato di salute del mini ateneo oristanese non lascia molto spazio all'ottimismo. Nella recente assemblea pubblica da più parti si è detto che i soldi li deve mettere la Regione. Impegni concreti non se ne sono ancora visti. E pensare che solo pochi mesi fa Il nemico pubblico numero 1 dell'università a Oristano era Renato Soru. Oggi che Soru non ha più potere decisionale, l'ateneo oristanese non se la cava molto meglio.
I dipendenti del Consorzio Uno hanno sempre maggiori timori e sperano che le tante promesse ricevute, almeno in parte, trovino qualche conferma.

Roberto Petretto


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