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Promesse non mantenute

13 dicembre 2009

«Amarezza» e «sconcerto» per un epilogo che molti avevano previsto, ma che i dipendenti del Consorzio Uno speravano di non dover vedere. In un durissimo documento i lavoratori dell’università oristanese prendono atto della suddivisione del Fondo unico per le sedi universitarie decentrate sarde: «Non contiene ciò che ci era stato promesso, o quanto meno, ciò che ci avevano autorizzato a sperare». Nella delibera della Regione, scrivono i dipendenti dell’università oristanese, «si dichiara che le risorse economiche destinate alla sede universitaria decentrata di Oristano sono esattamente le stesse fornite nel 2008 dalla giunta Soru, non un centesimo di più ma, motivo di grande soddisfazione per l’Assessore Bayre, con la bellezza di 8 giorni di anticipo rispetto a quanto accaduto nel 2008». Ma ciò che è più grave, secondo i dipendenti del Consorzio Uno, sono le motivazioni indicate nella delibera: «si è infatti deciso di dare un maggiore contributo alla sede di Olbia come “premio” per il maggior numero di iscritti per l’anno accademico 2009-2010, dimenticandosi completamente che i corsi di Oristano sono a numero chiuso (e quindi non possono incrementare il proprio numero di nuovi iscritti) e che, rispetto all’anno scorso, gli iscritti di Olbia sono diminuiti, e non aumentati». E le altre sedi? «Nuoro che ha perso un gran numero di corsi e, di conseguenza, di immatricolazioni, è stato confermato il medesimo finanziamento del 2008; Iglesias per il corso di laurea di Scienze dei Materiali che non esiste più, quando tutti sanno che è stato trasferito alla cittadella universitaria di Monserrato e questo dettaglio non può essere sfuggito agli efficientissimi uffici regionali». Dopo la conferma dei tagli, i lavoratori dell’università oristanese pongono pubblicamente una serie di domande: «Con quale criterio è stato valutato l’incremento di iscritti presso la sede di Olbia meritevole di un tale “premio”? Che cosa è stato valutato per Nuoro e Iglesias? E per Oristano? Che fine hanno fatto, quindi, i parametri di valutazione della qualità di un corso di laurea? Una volta si diceva che la validità di una sede universitaria si valutava in base al numero dei laureati, al numero degli occupati dopo la laurea, alle strutture ed ai servizi didattici messi a disposizione degli studenti; perché tutto questo non conta più nulla? Come mai Oristano rimane sempre fuori dagli interessi di tutti? Come mai ci si ricorda del nostro territorio solo durante una campagna elettorale o solo quando si tratta di impiantarvi centrali eoliche e nucleari?». Nel duro documento si ricordano i tanti contatti e le tante promesse degli ultimi nove mesi. «Abbiamo spiegato all’opinione pubblica e a tutte le parti politiche interessate (o presunte tali), e alle stesse Università, i gravi problemi che il taglio alle risorse operato nel 2008 dalla giunta Soru ha prodotto alla nostra sede decentrata in termini di qualità di servizi, di posti di lavoro e di prospettive di miglioramento». E ancora: «Abbiamo ricevuto dall’assessore Bayre grandi elogi conditi con parole di conforto di circostanza, proprio come si fa ad una veglia funebre, Abbiamo assistito alle appassionate dichiarazioni dell’on. Oscar Cherchi a proposito di una fantomatica integrazione di 500 mila euro al contributo messo a disposizione della sede oristanese il quale riteneva, non solo non necessario un impegno da parte di Comune e Provincia, poiché la Regione Sardegna si sarebbe fatta carico di tutto per non far chiudere i corsi di Oristano». «E che dire - prosegue la nota - del Comune di Oristano, che fa parte del Consorzio Uno? Dichiarazioni di solidarietà e impegno per salvare l’Università, salvo poi non stanziare un solo euro! E salvo, ancora, constatare lo stanziamento di 293.000 euro per coprire i continui debiti di un aeroporto che non c’è invece di salvare l’Università che funziona e senza debiti».


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