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Senza Università, nessun futuro

Università di Cagliari. Stati Generali 14 Luglio 2010

15 luglio 2010

La mozione conclusiva rivendica la centralità dell’Università statale, chiede la tutela dello status giuridico dei ricercatori e il riconoscimento del valore assoluto della cultura e della ricerca. Indetto lo stato di mobilitazione permanente contro il ddl Gelmini e le misure contenute nella manovra.

Alla fine è spettato ad Antonello Sanna, preside della facoltà più giovane, illustrare la mozione che ha concluso la seduta degli Stati Generali dell’Università di Cagliari. Era la prima volta che i Consigli di Facoltà si riunivano in seduta congiunta, alla presenza degli undici presidi e del Rettore, Giovanni Melis. Seduti ad ascoltare diversi politici, numerosi dipendenti dell’Ateneo, ma anche tanta gente comune. Non è bastata l’Aula A del polo universitario di viale Sant’Ignazio: un maxischermo ha consentito la partecipazione di tanti che sono rimasti nello spazio aperto antistante l’aula.

“Non rifiutiamo di farci carico delle difficoltà di questo momento – ha chiarito il preside di Architettura – ma chiediamo un modello di sviluppo che investa nei giovani talenti, nella ricerca e nell’innovazione”.

La seduta – moderata dal preside di Giurisprudenza, Massimo Deiana – era stata aperta dall’intervento di Paola Piras, preside di Scienze politiche: “Siamo qui per la preoccupazione per il futuro dei giovani – ha detto – e per aprire l’Università al territorio e farla conoscere alle famiglie. Assistiamo infatti ad un approccio troppe volte riduttivo nei nostri confronti: per la maggior parte di coloro che vi lavorano, questa è un’esperienza totalizzante, fatta con passione e convinzione”.

A Giorgio Massacci, preside di Ingegneria, il compito di fornire i dati: “La percentuale del PIL destinata all’istruzione superiore è dello 0,8% contro l’1,3% dei Paesi OCSE, l’entità della spesa universitaria rispetto al totale della spesa pubblica per servizi è dell’1,6% contro la media del 2,9% dell’Unione europea. L’entità della spesa annua italiana per studente per la formazione universitaria è di 6.900 euro contro i 9.600 della media europea”. Numeri che, a parere del preside della facoltà di Piazza d’Armi, mostrano “l’incapacità di scommettere sul futuro del Paese”.

All’assemblea è intervenuto anche il presidente della Provincia, Graziano Milia: “La crisi si affronta con investimenti, non con la logica dei tagli – ha commentato – Nessun Paese ha futuro se non investe sull’università e sui sistemi locali. Ma qui c’è un pezzo di classe dirigente che ha compreso che questa è una battaglia che si gioca per il futuro del nostro sistema sociale”.

Quindi il presidente del Consiglio degli studenti, Andrea Coinu, che ha sottolineato l’importanza del dialogo tra le componenti dell’Ateneo: “Occorre presentarsi uniti, in modo che anche la politica locale faccia la sua parte, e dedichi maggiore attenzione al diritto allo studio”.

Valentina Onnis, ricercatrice della rete 29 aprile, ha illustrato un documento di protesta aprendo il dibattito e gli interventi, tra i quali quello di Attilio Dedoni, presidente della Commissione Cultura del Consiglio regionale: “Siamo accanto a voi – ha spiegato l’esponente dei Riformatori – non c’è né destra né sinistra. Non siamo d’accordo con la riforma: in questi mesi la Regione ha cercato di ripianare i tagli statali”.

Fonte: redazione web unica.it


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