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Tre studenti di ArcheoSub impegnati in una campagna di scavi a Nabeul (Tunisia)

particolare di mosaico esposto nel Museo Nazionale di Nabeul (Tunisia)

22 luglio 2010

Tre studenti del Curriculum di Archeologia Subacquea hanno partecipato dal 14 al 21 luglio 2010 alla campagna scavi, organizzata dall'Università di Sassari in collaborazione con l'Institut National du Patrimoine di Tunisi,  che si è tenuta presso Nabeul in Tunisia.
Alla campagna di scavo hanno partecipato i Professori Pier Giorgio Spanu e Raimondo Zucca.
Da parte tunisina erano presenti il Prof. Mounir Fantar, il Dott. Imed Ben Jerbania, la Dott.ssa Ouafa Ben Slimane (archeologa subacquea dell’INP) e le dottorande Soumaya Trabelsi e Intissar Sfaxi.

 

  • Galleria fotografica


Obbiettivi della campagna di scavo erano:

  • un'indagine di archeologia dei paesaggi e di archeologia subacquea delle aree di foce e del mare antistante l’oued es-Sghir e l'oued Souhil
  • un'indagine di scavo (saggio di metri 2 x 2) in prossimità della foce dell’oued es-Sghir, finalizzato alla definizione delle linee di costa dell’antichità
  • una verifica per confronto con il possibile scalo fluviale di Neapolis delle situazioni portuali antiche dei seguenti centri del Capo Bon: Carpis, Curubis, Clupea


Cenni storici:

La Neapolis d'Africa, localizzata sulla costa meridionale del Capo Bon, giace su un piano alluvionale, compreso tra l'oued es-Sghir e l'oued Souhil, a qualche chilometro a sud dell'odierna Neapolis. La prima menzione di questa Neapolis appare, per il 413 a.C., nelle Storie di Tucidide (VII, 50) a proposito della rotta seguita da Gylippos con i suoi soldati, sbattuti in Cirenaica dai venti. Gylippos e i suoi, dopo aver prestato aiuto militare agli Evesperitani, seguirono il litorale sirtico sino a pervenire a Neapolis, qualificata «empòrion Karkedonikòn». Da Neapolis i soldati si diressero alla volta della Sicilia.
Nel V secolo, dunque, Neapolis esisteva e costituiva un emporio amministrato dai Cartaginesi, cui potevano avere accesso le diverse componenti degli scambi mediterranei.
Il Periplo di Scilace menziona Neapolis nell'ambito delle rotte commerciali lungo le coste orientali della Tunisia, ma non può escludersi che le informazioni del Periplo relative a Neapolis possano risalire alla fase arcaica (VI sec. a.C.) di compilazione dell'opera di Scilace. Diodoro Siculo (20, 17) attesta che la città venne espugnata da Agatocle, alla fine del IV sec. a.C., ma i suoi abitanti furono trattati con clemenza. Ignoriamo la sorte di Neapolis all' atto dell'impresa africana di Attilio Regolo, anche se un livello di incendio, datato alla metà o alla fine del III sec.a.C., interessante varie abitazioni puniche litoranee della città è stato messo problematicamente in rapporto con Regolo. All'atto della III guerra punica Neapolis venne conquistata una seconda volta con l'inganno da Pisone, nel 148 a.C. (Strab. 17. 3. 16; Zonar. 9, 29; Appian. Pun. 110).
All'epoca del bellum africum tra cesariani e pompeiani, nel 47 a.C., Neapolis è ricordata lungo la rotta seguita da Cesare, dopo Clupea (Kelibia) (Bell. Afr. 2, 6).
Dopo la vittoria di Cesare a Thapsos nel 46 a.C. Neapolis dovette essere essere gratificata con altre città del Capo Bon del rango di oppidum liberum (Plin. nat. 5, 24). L'attestazione di una colonia iulia Neapolis (CIL VIII 968 del 282-3 d.C.; v. anche le anfore marcate C(oloniae) I(uliae) N(eapolis) e la menzione di Neapolis, kolonìa in Ptol. 4, 3, 8) pone il problema di una costituzione coloniale risalente a Cesare o ad Ottaviano; in tale caso Plinio avrebbe ricordato l'oppidum liberum e non la colonia per il valore della libertas ritenuto più onorifico della stessa cittadinanza romana (J. Desanges). I cittadini di Neapolis erano inscritti nella tribù Arnensis, la medesima di Cartagine, ed erano raggruppati in sezioni di voto dette curiae: c'è nota una curia Aelia (CIL VIII 974). Il cittadino più illustre di Neapolis fu il senatore M. Aurelius M.f. Arn(ensi tribu) Seranus, patrono della città, che fu questore della provincia Creta e designato edile plebeo ( CIL VIII 971). E' documentato il senato cittadino (ordo decurionum ) e il sacerdozio dell'augurato (CIL VIII 974). Il culto più importante neapolitano dovette essere probabilmente quello di Saturno, poiché è documentata nel santuario di Saturno di Bou Kornim la dedica Neapolitano Saturno Augusto.
Il cristianesimo penetrò assai precocemente a Neapolis che conosce una comunità retta da un vescovo sin dal 258. Gli episcopi Neapolitani sono, sucessivamente, documentati nel 411, 419, 484, 525, 649.
Dalla seconda metà del VII secolo l'insediamento perde progressivamente il proprio carattere urbano a favore di una struttura insediativa rurale. Lo spoglio delle strutture edilizie avviene a più riprese in fase islamica a vantaggio del nuovo centro fortificato di Nabeul.
Gli scavi archeologici iniziati nel 1965-1966 ad opera dell'I. N.A.A. (scavi Jean-Pierre Darmon) hanno riguardato un edificio per salagioni e una grandiosa domus tardo antica, battezzata per i suoi mosaici domus Nympharum. La ripresa degli interventi archeologici, nell'ambito di un accordo di cooperazione tra l'I.N.P. (Latifa Slim) e il C. N. R. S.-Centre Camille Jullian di Aix-en-Provence (Michel Bonifay e Paul Trousset), è avvenuta nel 1995. I nuovi interventi hanno riguardato sia lo stabilimento delle salagioni nel quadro dei salsamenta dell'Africa Proconsolare, sia la situazione urbanistica e storica di Neapolis. Straordinario rilievo ha la scoperta nei sondaggi di anfore puniche e di un piede di coppa attica della fine del VI sec. a.C., che indizia fortemente quel carattere emporico del centro affermato da Tucidide per il declinante V sec. a.C.
Un amplissimo quadro storico e topografico di Neapolis e del suo ager è stato, infine, tracciato, con eccellente acribia, da Samir Aounallah dell'I. N. P. nella sua recentissima opera su Le Cap Bon, jardin de Carthage.
Il parallelo tra la Neapolis Africae e la Neapolis Sardiniae è dunque scandito dall'apertura dei due empori agli scambi con il mondo greco. In particolare si sottolinea che le due Neapolis ricevono importazioni attiche sin dal VI sec. a.C. e che la Neapolis sarda documenta i più elevati livelli (qualitativi e quantitativi) di ceramiche ateniesi, che potrebbero giustificare la nascita del toponimo ellenico, sia esso o meno un calco di una QRT HDSHT punica in Africa o in Sardegna.
 

 


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