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Proposta CRUI: duemila assunzioni negli atenei

26 marzo 2010

Servono almeno 2 mila assunzioni l'anno per riequilibrare le fasce di docenza nelle università italiane.

L'assemblea della Crui, riunita ieri, ha così ribadito quanto già manifestato in sede di audizione alla VII Commissione del Senato e con la delibera del 25 febbraio in merito alle procedure di reclutamento previste dall'art. 9 del disegno di legge in materia di «Organizzazione e qualità del sistema universitario, di personale accademico e di diritto allo studio» presentato dal ministro Maria Stella Gelmini e ora all'esame del Parlamento.

In particolare la Crui, si legge in una nota, ritiene tra i punti qualificanti dell'indispensabile intervento riformatore l'adozione di un piano straordinario pluriennale di reclutamento di personale docente universitario, nell'ambito del quale garantire una quota consistente alle assunzioni di professori associati. E ciò anche nella prospettiva, prevista dal ddl in discussione, di riequilibrare la numerosità delle diverse fasce di docenza. Il suddetto piano, continua la Crui, dovrà essere sostenuto da un idoneo finanziamento Miur e far leva, sul piano normativo, per i primi sei anni, sulla possibilità per gli attuali ricercatori a tempo indeterminato, una volta conseguita l'abilitazione scientìfica nazionale, di usufruire delle medesime procedure di chiamata da parte degli atenei previste al termine dei percorsi di tenure track per i futuri ricercatori a tempo determinato.

«Un tale intervento», conclude la nota, «che consenta l'immissione ogni anno, all'interno di un sistema di reclutamento e di ordinamento tra le fasce finalmente stabilizzato nelle norme di riferimento, di non meno di due mila abilitati alla posizione di professore associato, si rende necessario sia per far fronte alle numerose uscite dal ruolo che sguarniranno rapidamente gli atenei delle competenze scientifiche e didattiche indispensabili, sia per ri conoscere e valorizzare gli oggettivi apporti dell'attuale personale ricercatore a tempo indeterminato (i cui obblighi didattici non possono comunque essere equiparati a quelli dei professori), già investito in larga misura del titolo di professore aggregato, di cui all'articolo 1, comma
11 della legge 230/05, e responsabile, in tale veste, di funzioni essenziali per la vita universitaria».

Di seguito la mozione approvata all'unanimità dall'Assemblea Generale della CRUI il 25 Marzo 2010

L’Assemblea della CRUI, riunita il 25 marzo 2010, ribadisce con forza quanto già manifestato in sede di audizione alla VII Commissione del Senato e con la delibera del 25 febbraio u.s. in merito alle procedure di reclutamento di cui all’art. 9 del d.d.l. in materia di “Organizzazione e qualità del sistema universitario, di personale accademico e di diritto allo studio” presentato dal Ministro Gelmini e ora all’esame del Parlamento.

In particolare la CRUI ritiene tra i punti qualificanti dell’indispensabile intervento riformatore l’adozione di un piano straordinario pluriennale di reclutamento di personale docente universitario, nell’ambito del quale garantire una quota consistente alle assunzioni di professori associati.

E ciò anche nella prospettiva, prevista dal DDL in discussione, di riequilibrare la numerosità delle diverse fasce di docenza. Il suddetto piano dovrà essere sostenuto da un idoneo finanziamento MIUR e far leva, sul piano normativo, per i primi sei anni, sulla possibilità per gli attuali ricercatori a tempo indeterminato, una volta conseguita l’abilitazione scientifica nazionale, di usufruire delle medesime procedure di chiamata da parte degli atenei previste al termine dei percorsi di tenure track per i futuri ricercatori a tempo determinato.

Un tale intervento, che consenta l’immissione ogni anno, all’interno di un sistema di reclutamento e di ordinamento tra le fasce finalmente stabilizzato nelle norme di riferimento, di non meno di 2000 abilitati alla posizione di professore associato, secondo le esigenze e la programmazione di ciascun ateneo, si rende necessario sia per far fronte alle numerose uscite dal ruolo che sguarniranno rapidamente gli atenei delle competenze scientifiche e didattiche indispensabili, sia per riconoscere e valorizzare gli oggettivi apporti dell’attuale personale ricercatore a tempo indeterminato (i cui obblighi didattici non possono comunque essere equiparati a quelli dei professori), già investito in larga misura del titolo di professore aggregato, di cui all’articolo 1, comma 11 della legge 230/05, e responsabile, in tale veste, di funzioni essenziali per la vita universitaria.


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